Circo Massimo · Roma

Il Circo Massimo, il più grande edificio per lo spettacolo di tutti i tempi, lungo 600 metri e largo 140, era un enorme stadio capace di contenere fino a 250.000 persone e nel quale si svolgevano scontri fra gladiatori e corse delle bighe. La leggenda lo collega alle origini stesse di Roma: infatti, in occasione dei giochi indetti da Romolo in onore di Conso, sarebbe avvenuto il ratto delle Sabine e quindi il nascere della vita nella città stessa. 

The Circus Maximus, the largest show building of all time, 600 meters long and 140 wide, was a huge stadium capable of holding up to 250,000 people and where clashes between gladiators and chariot races took place. The legend connects it to the origins of Rome itself: in fact, on the occasion of the games called by Romolo in honor of Conso, the rape of the Sabine women would take place and therefore the birth of life in the ancient city. 

Probabilmente poche furono le attrezzature disposte nella prima fase, ma successivamente, attraverso i secoli, molteplici dovettero essere gli interventi sulla sua area. Con Giulio Cesare la struttura in muratura si solidifica, e la sua pianta si conserva, almeno parzialmente, nelle costruzioni successive. Numerosissimi gli interventi degli imperatori successivi, sia strutturali che decorativi, spesso di considerevole entità: esemplare l’erezione del gigantesco obelisco portato a Roma da Costante II, ora al Laterano.

Il circo rimase in attività, forse solo parzialmente, fino al 549 quando Totila dette gli ultimi giochi. Successivamente l’area divenne zona agricola, mentre nell’emiciclo si stabilì la diaconia di S. Lucia in Settizodio, con un grande complesso funzionale alle sue esigenze di assistenza ai pellegrini, del quale sopravvivono o sono ricostruibili alcuni manufatti e la torretta. Un uso singolare fu riservato alla pendice dell’Aventino: infatti dal ‘500 in poi fu utilizzato per il cimitero degli ebrei. Una nuova fase industriale si registra all’inizio dell’800: venne istallato il gazometro verso S. Maria in Cosmedin e, poco per volta, vi si stabilirono magazzini, manifatture, imprese artigianali, abitazioni.La liberazione dell’area, auspicata da decenni, iniziata con i lavori per la creazione della Zona Monumentale fu realizzata negli anni ’30, contemporaneamente a grandi opere di scavo le quali, insieme a quelle attualmente in corso, hanno messo in luce buona parte dell’emiciclo ed i resti dell’arco di Tito.

Come negli altri edifici per lo spettacolo, le gradinate divise in tre meniani poggiavano su strutture parallele e radiali che definivano all’interno ambienti con funzioni differenziate. I due lunghi bracci rettilinei delle gradinate si unificavano nell’emiciclo al cui centro era posto l’arco trifornice in onore di Tito. All’estremità, opposta, disposte su ampia curva erano i dodici carceres sormontati dalla loggia dalla quale il magistrato gettava la mappa. Fulcro dell’edificio era la spina limitata alle estremità, dalle mete tricuspidate; ospitava i sostegni con le ova ed i delfini necessari per segnalare a quale dei sette giri previsti della gara canonica si fosse giunti. Era decorata di colonne, gruppi statuari, altari, tempietti, inoltre ospitava i due obelischi. La spina fu infatti la sede più idonea per accogliere i culti vecchi e nuovi della valle del circo, esclusi l’altare di Conso, che era sotterraneo presso le prime mete, il sacello di Murcia che si trovava nell’area della pista a ridosso della cavea ed il tempio del Sole che era inserito nelle gradinate.

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